Sibille

« Là, sovra i gioghi dell'Appennin selvaggio[1], fra l'erte rupi una caverna appar: vegliano le sirene quel faraggio, fremono i canti e fanno delirar. »

(Giulio Aristide Sartorio, Sibilla, poema drammatico)

La Sibilla è una figura esistita storicamente, ma presente nella mitologia greca e in quella romana. Le sibille erano vergini dotate di virtù profetiche ispirate da un dio (solitamente Apollo), ed erano in grado di fornire responsi e fare predizioni, per lo più in forma oscura o ambivalente. Uno dei più famosi responsi di una sibilla latina è la frase «Ibis redibis numquam peribis in bello»

Tra le più conosciute, la Sibilla Eritrea, la Sibilla Cumana e la Sibilla Delfica, rappresentanti altrettanti gruppi: ioniche, italiche ed orientali.

Il perdurare della loro presenza dà risposte, nel mondo classico, al perdurare di domande alle quali i riti e i culti "diurni" in onore degli dei del Pantheon patriarcale sia romano che greco, non sapevano dare risposte.

Nei suoi scritti Platone ne cita solo una, anche se in seguito le sibille divennero una trentina.

Lo scrittore reatino Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.) ne enumera dieci in ordine di antichità: Persica, Libica, Delfica, Cimmeria, Erythrea, Samia, Cumana, Ellespontica, Frigia, Tiburtina.

Una delle sibille forse non citate da Varrone è la Sibilla Appenninica detta anche "Oracolo di Norcia" che viene legata alla Grotta della Sibilla situata sul Monte Sibilla, nella catena dei Monti Sibillini.


Il nome Silla

L'etimologia del nome è ignota. Varrone (in Lattanzio, Divinae Institutiones, I, 6, 7) ce ne riporta una popolare che la farebbe derivare dal greco "sioùs-boùllan" al posto di "theoùs-boulèn", che indicherebbe <la volontà, la deliberazione di dio>.

 

Abbiamo anche la forma "Symbulam", che è molto suggestiva (lei sarebbe <un segno, un avvertimento di dio>), ma si tratta di una trascrizione errata che ricorre solo sui manoscritti medievali.

 

 

 

In origine Sibilla (dal greco Sibylla) era un nome proprio di persona. Probabilmente era quello di una delle sibille più antiche, la Sibilla Libica, come ci attesta Pausania. Pausania si rifà ad Euripide che nel prologo di una delle sue tragedie perdute (la "Lamia") avrebbe riferito il gioco di parole Sibylla - Libyssa, dove Sibyl sarebbe la lettura al contrario di Libys.

 

Da nome proprio, col tempo "Sibilla" è diventata una definizione, una specificazione, passando a designare un tipo particolare di profetessa. Ciò avvenne in seguito al sorgere in diversi luoghi sacri di santuari nei quali venivano proferiti degli oracoli, ed al parallelo fiorire di raccolte di profezie. Così all'originario nome proprio di Sibylla fu necessario aggiungerne un altro (che divenne quello geografico della località interessata) che permetteva di distinguerle l'una dall'altra.

 

Nella maggioranza dei casi i nomi delle sibille sono nomi geografici (se ne contano per quelle di epoca greco-romana circa 30). Ma poiché nell'imaginazione degli antichi qualche sibilla - a causa della sua longevità millenaria - passava da un luogo all'altro per soggiornarvi lunghi periodi, ogni volta venendo chiamata con un nuovo nome geografico benché fosse sempre la stessa persona, essi sentirono il bisogno di ridare un nome proprio alle sibille più conosciute (p. es. "Erofile")

 

 

 

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Fonte testi : Wikipedia